Updated Nov 15, 2009

Definizioni e Storia dell’Intelligenza Emotiva

Tutto è iniziato circa 2000 anni fa, quando Platone scriveva “Tutti gli insegnamenti hanno base emotiva”. Da allora, scienziati, insegnanti e filosofi hanno lavorato per provare o confutare l’importanza dei sentimenti. Sfortunatamente, per molto tempo durante questi due millenni, il pensiero comune è stato che “Le Emozioni non sono il metodo. Ci trattengono dal prendere buone decisioni e dal concentrarci”. Negli ultimi 30 anni, un corpus crescente di risorse sta provando esattamente il contrario.

Negli anni Cinquanta, Abraham Maslow scriveva a proposito di come le persone possano migliorare le loro capacità emozionali, fisiche, spirituali e mentali. Le sue parole hanno dato vita al movimento del “Potenziale Umano”, che potrebbe essere la più grande celebrazione dell’Umanesimo dall’era del Rinascimento. Negli anni Settanta e Ottanta, questo ha portato allo sviluppo di nuove e diverse scienze della capacità umana. Venivano condotte una serie di ricerche mirate per definire sia le emozioni, sia l’intelligenza. Uno dei ricercatori era Peter Salovey, conosciuto oggi come Provost e come professore all’università di Yale. Egli afferma che, durante gli ultimi decenni, le credenze riguardo alle emozioni e all’intelligenza siano profondamente cambiate: dove l’intelligenza un tempo era la più sviluppata, le persone si accorgevano che c’era di più nella vita. Dove una volta l’emozione era perdizione, la gente riconosceva che poteva avere un valore sostanziale.

Vi è una discussione aperta riguardo alle origini dell’”EQ”, ma è credenza comune che il vero inizio fu la pubblicazione dell’articolo “Emotional Intelligence” di Peter Salovey e John “Jack” Mayer del 1990. Tale articolo definiva l’EQ come un’intelligenza scientificamente provabile. Salovey sosteneva che lui e Jack fossero co-autori paritari e che il suo nome appaia per primo come scelta di un lancio della moneta. Il team ha pubblicato diversi articoli e la loro definizione di EQ si è evoluta fino a diventare: 

“L’intelligenza emotiva è la capacità di percepire le emozioni; di accedere e generare emozioni per aiutare il pensiero; di comprendere le emozioni e la conoscenza emotiva; e di regolare le emozioni in modo riflessivo per promuovere la crescita emotiva e intellettuale.” 

In altre parole, vi sono quattro elementi:

1. Percepire o sentire emozioni,
2. Usare le emozioni per aiutare il pensiero,
3. Capire le emozioni,
4. Gestire le emozioni.

Come scrive il loro collega David Caruso, “è molto importante capire che l’intelligenza emotiva non è l’opposto dell’intelligenza, non è il trionfo del cuore contro la testa; è un’unica intersezione di entrambi.”

Daniel Goleman ha attinto alle ricerche di Salovey e Mayer, oltre a diversi altri ricercatori e professionisti per il suo libro bestseller, Emotional Intelligence. Oltre alla ricerca, Goleman ha esaminato le migliori pratiche nel campo dell’istruzione. Ha scritto riguardo due programmi scolastici, la “Self-Science” di Six Seconds e il programma di sviluppo sociale delle scuole di New Haven. Ha inoltre parlato con diversi ricercatori di scienze complesse e ha constatato come il loro lavoro si collegasse a ciò che accadeva nelle scuole e nelle organizzazioni all’avanguardia. (Qui un’intervista con Goleman, in cui discute le origini del suo libro).

Nel 1997, il team di Six Seconds ha cercato di prendere queste migliori pratiche e di creare un quadro di riferimento per l’insegnamento e la pratica delle competenze di EQ. Sono andati oltre la definizione scientifica per cogliere il reale valore dei concetti che meritano di essere insegnati e appresi. La loro definizione di intelligenza emotiva è: “La capacità di creare risultati ottimali nei rapporti con se stessi e con gli altri”. 

Six Seconds ha anche sviluppato un modello che include tali pratiche in tre aree: “Conosci te stesso”, “Scegli te stesso” e “Dai te stesso”, con otto skills specifiche. L’approccio di Six Seconds riflette la visione di David Caruso: l’obiettivo è quello di integrare il pensiero e il sentimento per vivere più efficientemente. 

 

Il modello Six Seconds si focalizza sull’azione, attraverso tre action step che si scompongono in 8 competenze allenabili. Esse sono misurate dal Six Seconds Emotional Intelligence Assessment, ed è provato che allenandole i punteggi di queste skills aumentano. 

 

Sebbene i vari modelli di Intelligenza Emotiva strutturino il concetto in modo diverso, tutti si occupano dell’integrazione di emozione, ragione e azione.  Laddove la “teoria del pre-QI” suggerisce che l’emozione è un sottoprodotto del pensiero, tutti modelli dell’IE sottolineano che l’emozione ha un significato a sé stante.   Six Seconds usa un triangolo per mostrare che pensieri, sentimenti e azioni si incastrano insieme.

Un altro ricercatore di primo piano il cui lavoro ha ispirato sia Goleman che Six Seconds è stato Antonio Damasio. In Descarte’s Error, Damasio descrive il funzionamento delle emozioni nel cervello per creare il senso di identità delle persone e guidare il processo decisionale razionale. Continua a sviluppare questo tema in The Feeling of What Happens, in cui sostiene che il nostro senso di essere coscienti deriva dall’emozione. Il contributo di Damasio fornisce una prova evidente del fatto che risulta artificiale separare il pensiero dal sentimento. Altri ricercatori sono andati oltre. Candace Pert è un importante neurobiologo che ha scritto Molecules of Emotion, è stato a capo della sezione di chimica cerebrale del NIH dal 1982 al 1988 ed è ora professore alla scuola di medicina Johns Hopkins.

La prospettiva di Pert è che il “pensare” avviene nel cervello e nel corpo. Tutti i tipi di “informazione” vengono processati attraverso il corpo – idee, sentimenti e forse anche stimoli spirituali. Mentre il cervello ha il maggiore potere di processing, non guida necessariamente il sistema. L’affermazione di Pert è certamente lontana dall’idea secondo cui il cervello “razionale” sia il centro dell’essenza umana.

Allora, perché ha importanza? Mentre alcuni ricercatori si sono concentrati sulla definizione delle competenze dell’intelligenza emotiva, altri ne hanno esaminato gli effetti. Reuven Bar-On si è interessato alle competenze non cognitive sin dalla metà degli anni Ottanta. Ha sviluppato un test che misura l’autovalutazione di queste competenze, chiamato EQ-i.

La definizione di Bar-On è: “L’intelligenza emotiva è un insieme di capacità non cognitive, competenze e abilità che influenzano la capacità di riuscire a far fronte alle richieste e alle pressioni ambientali”. Similmente all’approccio di Six Seconds, Bar-On si concentra sui risultati del mondo reale. Il Dr. Bar-On spiega come il suo lavoro sia simile e diverso da quello di Salovey/Mayer: “Stiamo entrambi assumendo uno schema cognitivo e cercando di dimostrare empiricamente che questo costrutto non è la personalità. Essi si riferiscono principalmente a uno specifico insieme di abilità emotive e a un potenziale di comportamento (intelligenza emotiva), mentre io mi sto concentrando sul funzionamento o sul comportamento emotivo e sociale (comportamento intelligente dal punto di vista emotivo e sociale)”.

L’EQ-i valuta cinque aree:
– intrapersonale (consapevolezza),
– interpersonale (relazioni),
– gestione dello stress (tolleranza dello stress),
– adattabilità (problem solving),
– umore generale (felicità).

Un’altra utile definizione viene da Q-Metrics, i creatori della EQ Map. Dicono: “L’intelligenza emotiva è la capacità di percepire, comprendere e applicare efficacemente il potere e l’acume delle emozioni come fonte di energia umana, informazione, fiducia, creatività e influenza”. Un’intuizione chiave di questo modello è che avere una capacità o un’abilità non è sufficiente per creare risultati nel mondo reale.

Il CEO di Q-Metrics, Esther Orioli, spiega: “Conosco moltissimi CEO che hanno la capacità di essere empatici e di supportare. Non lo fanno. Perché no? Perché non credono sia importante”. Orioli sottolinea come i leader che vedono come determinati comportamenti creano più risultati positivi, cambino i loro valori. “I valori dettano il modo in cui spendiamo il nostro tempo e le nostre risorse. Se insegniamo le competenze alle persone nel vuoto, senza metterle in relazione con il loro sistema di valori e di credenze, non c’è un reale beneficio”, conclude Orioli.

Uno degli strumenti di misurazione più recenti è la Valutazione dell’Intelligenza Emotiva Six Seconds (SEI – Assessment), costruito da zero per lo stesso sviluppo. Concentrato su otto competenze apprendibili in un modello semplice e chiaro, il test fornisce feedback approfonditi e molti suggerimenti di sviluppo. L’obiettivo è quello di aiutare le persone a migliorare il modo in cui usano le capacità EQ nella loro leadership e nella loro vita. Un confronto tra tutti questi test e altri è online.

Senza dubbio il campo dell’intelligenza emotiva continuerà a svilupparsi. Bar-On dice che la chiave è affinare la ricerca di sviluppo, outcome e la valutazione. Prevede che vedremo anche “una connessione più chiara tra IE, performance individuale e di gruppo e produttività del gruppo e dell’organizzazione”. Come risultato di questa attività, avremo una visione molto più accurata ed empirica di ciò che questo costrutto è – e di ciò che può e non può fare”.

Il Dr. Salovey offre una conclusione simile: “Sono d’accordo con il Dr. Bar-On. Penso che nel prossimo decennio vedremo una ricerca ben condotta che dimostrerà che le capacità e le competenze emotive prevedono risultati positivi a casa con la propria famiglia, a scuola e al lavoro. La vera sfida è dimostrare che l’intelligenza emotiva conta più dei costrutti psicologici che sono stati misurati per decenni come la personalità e il QI. Credo che l’intelligenza emotiva mantenga questa promessa”.

 

Confronto tra modelli EQ 

Tutti i modelli touch on per capire se stessi, prendersi carico di se stessi e poi applicare tale coscienza e abilità alle interazioni con gli altri.

  Coscienza di  Gestione di  Applicazione
Mayer/Salovey

Percepire
Capire

Usare 

Gestire
BarOn Intrapersonale Adattabilità
Gestione dello stress
Umore
Interpersonale
Goleman Coscienza di sé Gestione di sé Consapevolezza dell’altro
Relazioni
Q-Metrics Senso Comprendere Richiedere
Six Seconds Conosci te stesso Scegli te stesso Dai te stesso

 


This article first appeared in Six Seconds’ magazine: EQ Today, Nov 2002 by Joshua Freedman