Quando non
vai d’accordo
con
un tuo collega

3 Consigli basati
sull’Intelligenza Emotiva
per Aiutarti a Collaborare Meglio

 

Hai mai lavorato con qualcuno con il quale non ti sentivi a tuo agio? È una delle sfide più comuni e difficili che le persone si trovano ad affrontare sul lavoro. Che una situazione del genere accada, sará inevitabile, ció che conta é il modo in cui decidiamo di rispondere a queste situazioni – le vostre risposte possono peggiorare nel tempo e rendere voi, i vostri colleghi e gli altri infelici, o possono portare alla crescita e all’apprendimento, migliorando la vostra capacità di lavorare con tutti i tipi di persone. La differenza chiave è allenare la vostra intelligenza emotiva e usarla in tali situazioni.

Ecco 3 consigli di intelligenza emotiva per collaborare con un collega con il quale non ti trovi bene.

1. Rendili “buoni”.

Chiariamo prima una cosa, non è possibile né é tua responsabilitá rendere i tuoi colleghi “buoni” nel senso di cambiarli. “Renderli buoni” significa spostare la tua prospettiva da un percezione di loro prevalentemente negativa ad un piú positiva. Una frase che ho letto anni fa mi aiuta in questo spostamento verso un pensiero piú positivo ogni volta che sono frustrato da un collega. La frase é la seguente: ognuno sta facendo il meglio che può con la consapevolezza, la conoscenza e le esperienze che ha. È vero anche quando il comportamento di qualcuno ha un impatto negativo su di te – quando rende la tua vita difficile, o miserabile, o quando ti fa impazzire… stanno facendo il meglio che possono con la consapevolezza, la conoscenza e le esperienze che hanno. Naturalmente, questo non significa che non possano o non vogliano cambiare. Non significa nemmeno che non possiate comunicare, o stabilire limiti ed aspettative. Significa solo che stanno facendo il meglio che possono in questo momento. Quando lo accettiamo, ed in questo senso li “rendiamo buoni, genuini”, questo è il primo passo per uscire da questo ciclo di negatività e forse anche per diventare veri alleati.

Suggerimento: prova a passare dal giudizio alla curiosità. Invece di dire affermazioni come: “John è sempre così negativo”, provate a fare domande come: “Mi chiedo perché John tenda a rispondere negativamente in situazioni x?” Fate attenzione che il vostro linguaggio non descriva i difetti delle persone come caratteristiche permanenti – ci sono molte ricerche che dimostrano che le persone possono cambiare – perfino comportamenti profondamente radicati. Tuttavia, spesso parliamo come se non ci fosse assolutamente alcuna possibilità di cambiare, il che è di per sé un impedimento al cambiamento.

C’è anche una ragione molto funzionale per iniziare a “renderli buoni”, cosa che i porta al punto numero due.

2. Sii consapevole dei tuoi bias.

In questo contesto, mi riferisco al vostro bias di conferma, la tendenza psicologica di percepire le informazioni che confermano essere vero ciò che già crediamo. Nonostante i nostri migliori sforzi, non siamo obiettivi. Tutti soffrono di bias di conferma, che ne siamo consapevoli o no. Vediamo e sentiamo ciò che ci aspettiamo / vogliamo vedere e sentire, sulla base delle nostre conoscenze e aspettative precedenti. Questo è letteralmente programmato nel nostro cervello: creiamo la “realtà” attraverso una combinazione dei nostri sensi – ciò che stiamo percependo qui ed ora, e della nostra memoria ed esperienze precedenti. Ma questa combinazione sensi-memoria non é equilibrata; infatti ci sono molte più connessioni neurali che partono dalla memoria piuttosto che dalla percezione. Di tutti gli stimoli che arrivano ai nostri occhi, orecchie e naso ogni giorno, ne recepiamo coscientemente circa l’1%. In un mondo pieno di complessità, questa è una scorciatoia che il cervello prende per lavorare in modo efficiente e risparmiare energia. Stiamo sempre filtrando; dobbiamo farlo. Ma questo può creare un circolo vizioso con i colleghi con cui non sentiamo il click immediatamente, perché tendiamo a interpretare le loro parole e azioni in modo più critico di quanto faremmo con quelle degli altri. Possiamo sentirli, ma attraverso una lente di ferite e delusioni passate. Tuttavia, quando portiamo la consapevolezza di questa tendenza da un livello inconscio a uno conscio, possiamo lavorare attivamente per compensarla e assicurarci di dare a tutti una giusta opportunità.

Suggerimento: se un collega con il quale fai fatica a relazionarti dice o fa qualcosa che interpreti come un’offesa o una critica, chiedi chiarimenti. C’è spesso un divario tra ciò che le persone intendono trasmettere e come gli altri lo interpretano, specialmente quando c’è una storia di animosità. In questo modo puoi costruire un ponte basato su una comunicazione onesta e aperta.

3. Trovare modi per avere successo insieme.

Io evito molto i conflitti. Basta far finta che il conflitto non esista e tutto va bene! L’unico problema con questa strategia è che arriverà un momento in cui dovrete lavorare insieme, e se non avete costruito nessuna fiducia – o peggio, costruito la diffidenza – non è un punto di partenza ideale. Il progetto su cui potenzialmente vi troverete a collaborare potrebbe anche essere importante, ad alta posta in gioco! Una soluzione alternativa? Cercate modi per avere successo insieme, poi celebrate quei successi e cercate di costruire la relazione futura su di essi. Prendete l’iniziativa di “vincere” insieme e costruite almeno un po’ di quella fiducia con puntate basse.

Suggerimento: scegliete un piccolo progetto da fare insieme, o chiedete loro di aiutarvi con una componente di qualcosa su cui state lavorando. Poi festeggiate il successo, esprimete genuina gratitudine e cercate di coltivare i sentimenti positivi che potrebbero essere stati difficili da ottenere nella vostra relazione finora. Si è tentati di pensare alle emozioni come a qualcosa che ci accade – e in un certo senso, lo sono – ma abbiamo anche il potere di creare emozioni.

Collaborare meglio con l’intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva è essere più intelligenti con le amozioni. È mettere insieme pensieri e sentimenti in modo più sano e produttivo. Troppo spesso, di fronte a una sfida come un collega difficile, rimaniamo bloccati in un ciclo di stress, frustrazione e negatività. Non riusciamo a vedere le opzioni e reagiamo semplicemente con il pilota automatico, anche se questo non ci avvicina ai nostri veri obiettivi. Spero che questi consigli vi siano utili per spostare le dinamiche emotive in una direzione positiva.

Tutti e 3 questi consigli rientrano nella parte “Choose Yourself” del Modello dell’Intelligenza Emotiva di Six Seconds. Scegliere se stessi significa fare ciò che si intende fare. Invece di reagire “con il pilota automatico”. É un insieme di competenze che ti permettono di rispondere in modo proattivo, di valutare i costi e i benefici delle tue scelte, anche quelle inconsce, di usare le emozioni come risorsa strategica, di assumere una prospettiva proattiva di speranza e possibilità e di credere che ci sono opzioni e che siamo al posto di guida della nostra vita.