Intelligenza Emotiva a Lavoro

Gen Z tra sfide e opportunità

Una nuova ricerca ci mostra come lavorare in modo più efficace con i giovani

 

Avrai notato che ultimamente la Gen Z è molto criticata.

In un certo senso, è inevitabile. La generazione Z supererà presto i Millennial come generazione più popolosa del pianeta e come forza lavoro entro il 2024. Le generazioni più anziane hanno quasi sempre guardato dall’alto in basso quelle più giovani, sostenendo che sono pigre e impreparate, soprattutto sul lavoro: in un recente sondaggio, il 74% dei manager e dei dirigenti d’azienda ha dichiarato di trovare la Gen Z più difficile da gestire rispetto alle altre; gli intervistati hanno riferito che questo gruppo tende a dimostrare una mancanza di impegno, motivazione e produttività.

Quanto queste critiche sono giustificate? La Gen Z è realmente pigra e demotivata o semplicemente incompresa? Si tratta solo di un classico pregiudizio generazionale o c’è qualcosa di unico nell’educazione e nei valori della Gen Z che rende più difficile lavorarci insieme?

Il report 2024 State of the Heart, il più grande studio al mondo sull’Intelligenza Emotiva, fornisce una serie di affascinanti informazioni sulla Gen Z, al lavoro e non solo. Cosa rivelano i dati? Sfatano il mito di diversi stereotipi popolari sulla Gen Z!

Per prima cosa, analizziamo i risultati principali. Poi analizzeremo il contesto necessario per capire i valori, le priorità e le prospettive della Gen Z e cosa significa lavorare efficacemente con i più giovani.

3 insight sulla Gen Z dal più grande studio sull’Intelligenza Emotiva al mondo

Quando il nostro team di ricerca ha iniziato ad analizzare i dati grezzi dello State of the Heart, una storia è saltata subito all’occhio: mentre tutto il mondo sta vivendo una recessione emotiva caratterizzata da basso benessere e alto burnout, il problema è particolarmente accentuato per i più giovani. Ecco 3 risultati chiave del nuovo State of the Heart:

1. La Gen Z ha bisogno di stimoli emotivi

Il burnout è in aumento tra i lavoratori della Gen Z. Perché? I nostri dati mostrano un notevole divario generazionale per quanto riguarda i livelli di Intelligenza Emotiva, un fattore chiave del burnout. Storicamente, l’IE aumenta leggermente con l’età ma negli ultimi anni il divario di età è esploso. I giovani mostrano un’IE molto più bassa e tassi di burnout molto più elevati rispetto alle generazioni più anziane.

Guardate il seguente grafico:

Il grafico seguente, invece, mostra le 8 competenze di Intelligenza Emotiva misurate dal SEI Assessment. Mette a confronto i punteggi della Gen Z del 2023 con quelli del 2019: come si può vedere, sono diminuiti in tutte le competenze, e alcune di esse anche in modo significativo.

Complessivamente, ciò significa che i giovani hanno subito un calo nelle loro capacità di:

  • dare un nome ai sentimenti e comprenderli
  • riconoscere schemi ricorrenti di pensiero o di comportamento
  • valutare i pro e i contro delle decisioni
  • navigare i propri sentimenti
  • rimanere motivati da valori significativi
  • vedere nuove possibilità
  • entrare in connessione con le emozioni altrui
  • sentirsi connessi a uno scopo più grande

E sulle 3 competenze maggiormente collegate al burnout, il declino della Gen Z è doppio o triplo rispetto alle altre generazioni:

In poche parole, globalmente, la Gen Z sta vivendo una crisi emotiva.

2. La Gen Z è pigra? I dati ci dicono di no!

E che dire dello stereotipo secondo cui la Gen Z è pigra e improduttiva sul lavoro? Anche se questo può essere il caso di singoli di singoli individui – come per alcuni membri di qualsiasi gruppo di età o demografico – i dati dello State of the Heart sfatano questo mito. I Gen Z sono persone di grande talento, animate da uno spirito competitivo e dalla voglia di mettersi alla prova. Ma come si può vedere nel grafico sottostante, oltre la metà (53,7%) della Gen Z ha ottenuto un punteggio basso in termini di soddisfazione, segnalando un alto rischio di disengagement e burnout. Le prestazioni elevate non sono sostenibili.

3. La Gen Z è diretta, pragmatica e pronta all’azione.

La generazione Z ha un forte senso di autodeterminazione e di autonomia ma, prendendo in analisi il modello Six Seconds, l’equilibrio è fondamentale. Se una competenza è molto più forte o più debole delle altre, può avere un impatto sulla capacità di utilizzare in modo efficace le proprie abilità di Intelligenza Emotiva.

La Gen Z, difatti, è più cauta delle generazioni più anziane e meno tollerante nei confronti del rischio. Ciò sembra controintuitivo, dato l’imperativo biologico per i più giovani di essere più orientati al rischio e, a questo estremo, potrebbe indicarci una preoccupante situazione legata all’ansia.

La Gen Z, quindi, è più concentrata sul breve termine e sull’azione pratica, non ha l’idealismo o il senso dello scopo spesso associati alle generazioni più giovani. Preferiscono l’azione diretta e immediata.

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