L’ 1 e 2 Ottobre scorsi si è tenuta a Bergamo la XVIII Conferenza Nazionale di ICF Italia: quale migliore scelta di Bergamo per incontrarsi di nuovo e celebrare il tema prescelto, ovvero la Presenza, che ognuno di noi è stato chiamato a mantenere oltre ogni distanza nell’ultimo anno e mezzo? In un’occasione così speciale, densa di significati e foriera di speranza e voglia di rinascita, abbiamo voluto come Six Seconds Italia confermare e rafforzare la partnership con ICF Italia e presenziare come main sponsor dell’evento.
Già Business Partner dell’International Coach Federation a livello internazionale, Six Seconds condivide da anni con ICF valori ed intenzioni ed eroga a livello mondiale certificazioni professionali nell’ambito dell’Intelligenza Emotiva (IE) accreditate ICF. Più nello specifico, sfogliando i PCC markers di valutazione delle Core Competencies ICF (recentissimamente revisionati) emergono moltissimi punti di contatto con le 8 Competenze Socio – Emotive del Modello di valutazione e allenamento dell’IE di Six Seconds. Alcuni esempi, certamente non esaustivi:
- Coltivare fiducia e sicurezza richiede al Coach un buon livello di Comprensione delle Emozioni, per riconoscerle, supportarne l’espressione e il riconoscimento dei messaggi;
- Evocare consapevolezza comporta esplorare comportamenti, bisogni e convinzioni e, quindi, Riconoscere i Sentieri Emozionali che portano il Coachee a percorrere schemi ricorrenti in maniera non intenzionale e non sempre sostenibile rispetto agli obiettivi;
- parte dell’Ascolto attivo è anche esplorare le emozioni del Coachee, scendendo ad un livello più profondo, accompagnarne la navigazione e la trasformazione (aspetti propri del Navigare le Emozioni);
- non è possibile Incarnare il Coaching Mindset, dimostrando una mentalità aperta e flessibile, né Mantenere la Presenza, lasciando spazio e non mostrando attaccamento, senza impegnarsi in una continua tensione nel Far Crescere l’Empatia;
- Facilitare la Crescita del Cliente, accompagnandolo nella definizione di un action plan preciso e nella continua revisione degli apprendimenti acquisiti, passa necessariamente attraverso una combinazione di esplorazione delle alternative (Esercitare l’Ottimismo) e di progressiva convergenza verso la strada che più avvicina alla meta, al netto dalla sua sostenibilità pratica ed emotiva e degli impatti ipotizzabili (Utilizzare il Pensiero Sequenziale). D’altro canto, nessun action plan può prescinde dalla cornice di un Purpose chiaro (ovvero Perseguire Obiettivi Eccellenti, che non coincidono con gli obiettivi di sessione!) e dalla riattivazione delle risorse e della Motivazione Intrinseca del Coachee.
In sostanza al Coach è richiesto di allenare costantemente la propria IE e di allenare (attraverso domande e feedback) le stesse competenze socio emotive nei suoi Coachee.
Se la Presenza è stato il tema centrale di tutta la conferenza, non è stato certo il solo. Grande risonanza ha avuto, e in me in particolar modo, anche il tema della Cura, nelle sue mille sfaccettature: lo stato di presenza del Coach in qualche modo genera il setting di accoglienza, attenzione e fiducia propedeutico alla relazione di Coaching che, per dirlo con le parole di Barbara Chiavarino, è a tutti gli effetti “una relazione di Cura e di Sfida”. Straordinaria la sua metafora del bosco e la passeggiata che ci ha fatto compiere in mezzo alla natura, che ci ha ricordato come la relazione di coaching richieda una connessione (con noi stessi e l’altro) che chiama in causa tutti i nostri sensi. Al contempo, tutto questo non sarebbe possibile se il Coach per primo non si occupasse anche della Cura di sé, del proprio sentire e delle proprie emozioni. Barbara ci ha lasciato una domanda potente: quanto ci sentiamo al sicuro ad occuparcene?
Di Cura ha certamente parlato Marcello Colombo, infermiere professionale e coach esperto in ambito sanitario, che ci ha ricordato come la relazione sia essa stessa cura (con echi di balintiana memoria), quando permette, attraverso ascolto e domande, di portare al livello di coscienza e consapevolezza quello che sino a poco prima era confuso, nominandolo (come le emozioni!) per renderlo meno minaccioso.
Di “prendersi Cura” dei Coachee, mostrando sensibilità verso i loro vissuti e spirito di adattamento al cliente ha argomentato ampiamente Giuseppe Totino, nel suo intervento dal titolo evocativo “Servant and Observant: il nuovo paradigma del coaching”.
E non si stanno, forse, prendendo cura dei propri manager e dipendenti le Aziende che, ancora di più in questo periodo turbolento ed emotivamente sfidante, hanno portato all’interno delle loro organizzazioni progetti strutturati che combinassero interventi di coaching e training delle competenze socio-emotive? Illuminanti le esperienze di Camst e Intesa San Paolo, e fortunatamente non le sole.
Torniamo a casa da queste ricche giornate con rinnovata energia, motivazione a lavorare ancora insieme in questa direzione, continuando a farci testimoni, in ogni contesto con cui veniamo in contatto, della potenza del fare Coaching con Intelligenza Emotiva, per prenderci cura del benessere di singoli individui, team e intere organizzazioni.
Ilaria Iseppato, PhD, ACC-ICF, Communication Manager Six Seconds Italia