Vuoi relazioni più profonde e soddisfacenti?
La psicologa sociale Brené Brown suggerisce che una delle chiavi per sviluppare relazioni più profonde è capire le differenze tra empatia e simpatia. Perché, pur essendo simili e sicuramente correlate, ci sono differenze cruciali che portano a risultati molto diversi. Risultati diametralmente opposti, in realtà. Secondo Brown: “L’Empatia alimenta la connessione, mentre la Simpatia guida la disconnessione.“
Empatia vs. Simpatia: Che differenza c’è?
Qual è la differenza tra empatia e simpatia? In pratica, le emozioni. Empatia significa provare le emozioni di qualcun’altro. Deriva dal tedesco Einfühlung, o ‘sentirsi dentro.’ Richiede un componente emotivo di sentire realmente quello che sta provando un’altra persona. Simpatia, invece, vuol dire capire le sofferenze di qualcun’altro. Ha una natura più cognitiva e mantiene una certa distanza.
Questo divertente video animato, narrato da una clip tratta dal TED talk di Brené Brown sull’empatia, sottolinea perfettamente le differenze:
Ascoltare vs. Aggiustare
Io sono un aggiustatore. Quando si presenta un problema mi adopero subito per risolverlo. E poi… l’empatia mette a disagio. Spesso significa rimanere seduti in silenzio, senza fare nulla. Mi sembra più appropriato offrire una qualche soluzione, una nuova prospettiva, o un diversivo. Ma poi mi devo ricordare che “Raramente una risposta può migliorare le cose, ciò che migliora le cose è la connessione con l’altro.”
E ovviamente, non mi riferisco all’amico che dice “Mi piacerebbe trovare un cambio dell’olio per meno di 50 dollari.” Se esiste una soluzione semplice ed immediata, proponila. Mi riferisco a un amico che dice “Mi sento molto giù ultimamente… Sto lottando con la depressione… Mi sembra che il mio matrimonio stia andando in pezzi…” È nei momenti in cui qualcuno sta esprimendo dei sentimenti che è essenziale saper riconoscere le sfumature dell’empatia e della simpatia. Fortunatamente, ci sono alcuni segni rivelatori quando stiamo rispondendo con simpatia invece che con empatia.
La trappola ‘Almeno…’
“Raramente una risposta empatica inizia con almeno,” dice Brown. Guarda questa interazione in cui mi sono imbattuto su Facebook l’altro giorno. Nota come un commento così porta alla disconnessione. La persona dice “Mi dispiace,” che è un buon inizio, ma poi compara la sua sofferenza a quella dell’amica. E nessuno ne trae vantaggio, o si avvicina all’altro, come risultato.
In questo contesto, questa risposta sembra ridicola, vero? E lo è. Ma è anche un modo molto comune di rispondere ai problemi degli altri. Provare a sottolineare gli aspetti positivi con ma o almeno è irresistibile. Io ne sono sicuramente colpevole. La mia scusa è che “li sto aiutando” a vedere il lato positivo della situazione. E mentre questo ha certamente un ruolo, quando le persone sono vulnerabili riguardo un problema, è normalmente molto più efficace praticare la vera empatia.
Potrebbe parlare della sua esperienza e essere più empatica? Certo! Ecco come potrebbe essere una risposta empatica:
Commento: “Mi dispiace tanto. Ho ricevuto una grossa fattura per un calcolo renale qualche anno fa e capisco quella terribile sensazione. Ti penso!”
Una piccola differenza e ora questo commento alimenta una connessione. Le mette nella stessa squadra, con emozioni comuni. Invece di cercare di sistemare le cose offrendo una prospettiva differente, l’aiuto viene dall’assicurare l’altra persona che quei sentimenti sono validi e non è da sola. Questo è ciò che differenzia empatia vs. simpatia.
Riconoscere vs. Rassicurare
Mia zia Linda era spaventata a morte. È una pensionata di 60 anni molto attiva. Cammina per chilometri ogni giorno, segue corsi al community college ed è coinvolta nella politica locale. Qualche mese fa è scivolata e si è rotta un’anca, per cui ha dovuto subire un’operazione. I mesi di immobilità hanno avuto un grande impatto emotivo su di lei e la paura di cadere di nuovo l’ha condizionata più di ogni altra cosa.
Ne ha parlato con alcune amiche e la risposta più comune è stata “…Ma sei così attenta.” Dovrebbe essere confortante, ma in realtà invalida la sua paura. E insinua che la prima volta sia caduta perché non è stata abbastanza prudente. Una risposta più empatica potrebbe essere semplicemente annuire e parafrasare di rimando le emozioni che si sono provate: “Sembra che tu sia davvero terrorizzata all’idea di cadere di nuovo.” Come dice Brené Brown: “Raramente può una risposta migliorare la situazione, ciò che migliora le cose è la connessione con l’altro.” È una bella sfida semplicemente stare fermi nel disagio e nell’ignoto. Va benissimo dire: “Sembra che tu sia davvero terrorizzata all’idea di cadere di nuovo. Non so cosa dire, ma sono qui per te.”
Empatia vs. Simpatia: Prova Questo Esperimento
Prova questo esperimento, che ho sentito da Josh Freedman, CEO di Six Seconds:
Quando qualcuno sta esprimendo dei sentimenti, e vuoi aiutarlo a risolvere il problema… perché non aspettare un attimo?
Ascolta di più… riconosci che quei sentimenti sono veri e umani.
Accetta la situazione: è quel che è.
Solo dopo chiedi: vuoi qualche consiglio su come affrontare la cosa?
Kelli Schulte, un membro straordinario della nostra comunità EQ e fondatrice dell’EQuip Studios, sta utilizzando questo processo da anni:
“Sono un’aggiustatrice. Vedo un problema e voglio risolverlo subito. Sto lavorando sul soffermarmi di più nella fase di ascolto. A volte è imbarazzante, ma il vantaggio – stranamente – è una più forte connessione con l’altra persona. Posso semplicemente essere me stessa ed entrare in connessione con l’altro in un modo nuovo e differente. È molto interessante, e mi toglie il peso di dover trovare una soluzione. Sono un paio d’anni che metto in pratica questo metodo ed è ancora difficoltoso! Lavori in corso.”