A distanza di 6 mesi dall’entrata in vigore delle norme “antistress” previste dal testo unico per la sicurezza dei lavoratori e dopo un anno di esperienza di applicazione della metodologia di Stress Audit, rileviamo ancora diverse difficoltà delle aziende italiane ad attivare il processo di valutazione del rischio stress derivante dal lavoro, nonostante le sanzioni previste dal mancato rispetto dell’obbligo, l’aumento di seminari e conferenze di settore per approfondire la materia e le sue implicazioni, il proliferare nel web di strumenti, checklist, manuali e test di vario genere che dovrebbero stimolare le imprese in tal senso. Six Seconds e Adecco Training, alla luce di tali difficoltà e convinti della necessità di supportare il cambiamento culturale delle aziende italiane nell’ottica della tutela della salute dei lavoratori e della promozione del benessere organizzativo, continuano a percorrere insieme la strada dell’innovazione con un nuovo prodotto: la Stress Box. La Stress Box è uno strumento pensato come una “cassetta degli attrezzi” per supportare le aziende, rendendole autonome, nel processo di valutazione del rischio stress lavoro correlato, ai sensi della normativa vigente e in ottemperanza al D.Lgs 81, 2008.
Il processo e la metodologia di valutazione proposta rispondono in maniera completa ed esaustiva alle richieste normative, alle ricerche e agli studi scientifici sui rischi psicosociali e, nello specifico, sul rischio stress da lavoro.
La Stress Box costituisce un’innovazione rispetto agli strumenti simili presenti sul mercato, proponendo una metodologia di valutazione del rischio, consolidata a livello consulenziale da Six Seconds Italia e Adecco Training, nelle più importanti aziende italiane e multinazionali. La novità principale è costituita dalla possibilità di utilizzare il questionario SPA (Stress Perception Audit), validato e standardizzato a livello nazionale, che consente di individuare facilmente le fonti di stress percepite dai vari gruppi omogenei presenti in azienda.
La Stress Box è uno strumento efficace per effettuare in modo semplice la valutazione del rischio stress lavoro correlato nelle aziende che hanno un numero di dipendenti inferiore a 200 attraverso:
- Le schede operative, che guidano passo passo nel processo di valutazione del rischio stress;
- Un cd-rom, con la guida alla valutazione e tutte le versioni elettroniche dei documenti citati nelle schede; le versioni inglese e francese del questionario SPA; gli strumenti di supporto multimediale per effettuare le presentazioni ai lavoratori e gli approfondimenti sulla metodologia di valutazione, il modello teorico del questionario, la normativa sul rischio stress da lavoro ecc..;
- La stress card, uno strumento di bio-feedback che consente di monitorare a livello individuale lo stress e rappresenta uno dei tanti strumenti che l’azienda può iniziare ad usare per aumentare la consapevolezza, sensibilizzare i dipendenti e creare cultura.
Ci auguriamo che questo nuovo strumento possa stimolare le aziende che ancora non hanno intrapreso il percorso di valutazione del rischio stress lavoro correlato, aiutandole in modo snello ad arrivare fino in fondo ad un processo che spesso è bloccato dalla percezione della difficoltà a districarsi e comprendere una materia, lo stress, considerata di pertinenza esclusiva di psicologi, medici o consulenti esperti.
A sostenere l’idea della necessità di continuare a lavorare per stimolare le aziende, anche piccole e medie, a valutare e gestire il rischio stress da lavoro ha contribuito anche la diffusione dei dati sulla situazione di stallo del quadro italiano in materia di gestione dei rischi psicosociali dipinta in maniera chiara nell’ambito dell’indagine ESENER condotta nel 2009 dall’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro. A fronte di una generale preoccupazione del 79% di tutti gli imprenditori intervistati sui rischi derivati dallo stress sul lavoro e per gli incidenti che ne possono derivare, meno di un terzo delle imprese nell’UE-27 riferisce di possedere procedure per affrontare lo stress legato al lavoro (26%) e in Italia la percentuale di aziende che dichiara di adottare misure per ridurne le cause o prevenirlo scende al 20%.
Un altro dato interessante che emerge dall’indagine europea vede la gestione dei rischi psicosociali più frequente nelle imprese di grandi dimensioni. Tra gli ostacoli più importanti per affrontare i rischi come lo stress da lavoro sono citati proprio “la delicatezza percepita della questione”, “la mancanza di consapevolezza e di risorse”; al contrario, le spinte principali ad affrontare la gestione dei rischi psicosociali sembrano essere soprattutto “gli adempimenti degli obblighi giuridici” (63% degli intervistati) e “le richieste dei lavoratori” (36% degli intervistati).
Questi dati sono stati confermati in Italia dalla nostra esperienza sul campo, nel corso di tutto il 2010 e nei primi mesi del 2011, che ci ha portato effettivamente a lavorare sul tema stress lavoro correlato, soprattutto con grandi aziende italiane o sedi italiane di multinazionali.
La partnership con Adecco Training e la sua capillare presenza su tutto il territorio nazionale ha agito, inoltre, in maniera davvero efficace come cassa di risonanza per sondare l’atteggiamento con le quali le aziende hanno recepito l’introduzione delle norme “antistress”, le difficoltà delle piccole e medie imprese ad affrontare la novità e delicatezza del tema (soprattutto in tempi di crisi economica e occupazionale, cassa integrazione e riduzioni di personale) e a verificare, quindi, a livello italiano come la mancanza di risorse, (soprattutto di conoscenza e competenza sull’argomento) ha costituito l’ostacolo determinante all’attivazione di un processo di valutazione del rischio, mentre l’adempimento dell’obbligo giuridico il suo principale motore.
Se dunque era necessario attivarsi semplicemente per evitare le sanzioni e cercando la soluzione che avesse il minor impatto in termini di costi, tempo da dedicare a tali attività e sull’umore delle persone, non stupisce che la strada maggiormente battuta dalle aziende sia stata quella delle valutazioni del rischio fai-da-te, attraverso la compilazione di checklist scaricabili gratuitamente da internet che, nonostante la loro validità di contenuti ed intenzioni, in genere sono state compilate da pochi rappresentanti dell’azienda, senza il coinvolgimento più ampio dei lavoratori o dei loro rappresentanti, e spesso hanno prodotto ottimi o buoni risultati: molte aziende che hanno seguito questo tipo di approccio sono risultate, infatti, a basso (o addirittura in assenza di) rischio stress da lavoro, contrariamente alle evidenze che le ricerche italiane ed europee sulla diffusione dello stress da lavoro stanno producendo. Questo avviene per diversi motivi: a) le liste sono compilate da poche persone che spesso hanno responsabilità o ruoli simili (il responsabile della sicurezza, il responsabile del personale o il datore di lavoro) e quindi rischiano di avere visioni parziali dell’ambiente e del contesto lavorativo; b) le liste fanno riferimento ad aspetti di contenuto e contesto del lavoro riferiti a come l’organizzazione è stata progettata o pensata “sulla carta”, ma sappiamo bene che tra l’intenzione e la realtà organizzativa spesso c’è una distanza, a volte molto ampia, che è data dalla cultura tacita di un’azienda, dalle dinamiche emotive e relazionali e dalle contingenze storiche e particolari ecc.. Questi sono proprio quegli aspetti che influenzano il percepito individuale, determinando la soddisfazione e motivazione rispetto al lavoro o lo stress. Uno dei motivi principali per i quali le aziende hanno evitato il coinvolgimento più diretto dei lavoratori nella valutazione del rischio stress è da ricondurre proprio alla paura che, in periodi di crisi, incertezza e forti pressioni emotive o sui ritmi di lavoro, lo stress aumenti e la valutazione dei rischi faccia emergere livelli alti.
Questa paura però pone le aziende di fronte ad una contraddizione evidente e rischi ancora più gravi, perchè per evitare che i lavoratori manifestino un alto livello di rischio stress si sottovaluta, da un punto di vista formale e procedurale il rischio stesso e quindi, se da una parte si può evitare di dover attivare oggi misure di gestione volte alla sua riduzione, dall’altra lo stress reale continua ad esistere in maniera “sommersa”. E gli effetti negativi non sono solo quelli legati alla salute delle persone ma anche l’azienda ha pesanti svantaggi: aumento dei costi legati all’assenteismo per malattia, calo della produttività, perdita della capacità di creare valore nel futuro, perchè sotto stress aumentano gli incidenti, gli infortuni e aumenterà anche il turnover, visto che quando finirà la crisi economica che sta tenendo forzatamente in azienda molti lavoratori, forse i più competenti, i talenti o chiunque abbia mercato proverà a guardare altrove.
Valutare lo stress e far emergere i rischi è davvero dunque il primo e necessario step per poter iniziare davvero un percorso di miglioramento delle condizioni dei lavoratori e di sviluppo delle capacità delle nostre aziende di produrre valore e crescita in maniera sostenibile.