Intervista di Massimiliano Ghini per Futuro, rivista del gruppo giovani imprenditori bolognesi
n° 2 Maggio 2008
Intraprendenza, entusiasmo, coraggio e perseveranza sono le armi che caratterizzano la maggior parte dei giovani imprenditori. Ma, a volte, non sono sufficienti per assicurare il successo. L’intelligenza emotiva rappresenta sicuramente un’ulteriore arma da inserire in questo arsenale. Proviamo a conoscerla più da vicino parlandone con Massimiliano Ghini Presidente di Six Seconds Italia e docente di change e people management ad Alma Graduate School, business school dell’Università di Bologna.
Cosa si intende per intelligenza emotiva?
L’Intelligenza Emotiva (IE) può essere definita come la capacità di far dialogare testa e cuore, ossia combinare pensiero ed emozioni per prendere decisioni ottimali. Per più di 2 secoli, il pensiero occidentale ha ceracto di tenere distinta la parte razionale da quella emotiva. Questo però non è possibile: neuroscienziati come Antonio Damasio e Joseph LeDoux ci hanno dimostrato come senza emozioni non possiamo letteralmente valutare, non siamo in grado di prendere decisioni.
Il premio nobel per l’economia allo psicologo Kahneman è un segnale dell’importanza di queste ricerche. Oggi grazie alle moderne tecnologie di brain imaging possiamo vedere come funziona realmente il cervello e cercare di migliorare le nostre performance partendo dalla realtà e non da fantasiose teorie.
La cosa incredibile è che la nostra scuola non dedica il minimo tempo a farci capire come funziona il nostro principale “software”.
In che misura l’intelligenza emotiva può essere considerata una componente essenziale per il successo?
Le ricerche condotte in questi ultimi anni (2006 Freedman, Ghini, Fiedeldey Van Dijk) ci dicono quanto l’Intelligenza Emotiva sia un fattore critico della nostra efficacia personale: basti pensare che il 54% della performance è determinata dalle competenze emotive. L’Harvard Business Review (HBR), una delle fonti più prestigiose del business-best practice, ha realizzato diversi articoli su questo tema. In particolare, l’articolo del 1997, scritto dallo psicologo Daniel Goleman, divulgatore del concetto d’Intelligenza Emotiva, è quello più richiesto in assoluto. Questa popolarità ha portato l’HBR a riesaminare i dati sull’Intelligenza Emotiva di nuovo, nel 2003. La conclusione a cui si è giunti è la seguente:
In momenti duri la parte soft spesso viene tagliata. Ma l’Intelligenza Emotiva sembra non essere “così soft”. Se la scarsa intelligenza emotiva mette in pericolo la performance della vostra azienda o la capacità di affrontare i cambiamenti, la sola attenzione ai costii non vi aiuterà nella vostra carriera. L’intelligenza emotiva è uno strumento fondamentale che, se utilizzato bene, può rappresentare la chiave del successo professionale.
Che impatto ha l’intelligenza emotiva nelle organizzazioni?
Ad oggi possiamo affermare che per la maggior parte delle organizzazioni il vantaggio competitivo è legato alle persone. Nei prossimi decenni le persone diventeranno l’unica fonte di vantaggio competitivo realmente sostenibile.
Chi si occupa dell’impatto delle persone sulle performance organizzative sa bene come ad esempio un buon clima lavorativo sia in grado di spiegare migliori performance economiche e finanziare a tre-cinque-dieci anni (Great Placet o Work Institute).
In un articolo di tre anni fa (Sole 24 Ore 21/02/05) pubblicai i risultati di una ricerca che dimostrava come “un buon ambiente lavorativo può aumentare la customer satisfaction fino al 47%, la retention fino al 43,4% e la produttività fino al 27,8%”. Questi dati, che dimostrano quello che il buon senso ci faceva intuire, sono i driver che hanno accresciuto l’interesse delle aziende per modalità di people management più sofisticate. Coinvolgere le persone nei processi di cambiamento, risolvere i problemi in maniera proattiva, creare il contesto favorevole alla performance, sviluppare la collaborazione: sono tutte capacità di una leadership realmente efficace che lo sviluppo delle competenze emotive supporta.
Come si può misurare l’impatto dell’intelligenza emotiva sulla performance di un’organizzazione?
Six Seconds ha sviluppato strumenti scientifici e statisticamente attendibili per identificare e misurare tutti i più importanti driver che determinano la performance individuale e dell’organizzazione, fornendo alle aziende e ai manager informazioni utili per la pianificazione strategica e la gestione dei talenti. Attraverso gli strumenti di assessment e sviluppo dell’Intelligenza Emotiva è possibile per esempio creare una strategia di human capital basata su indicatori di perfomance misurabili, focalizzare i processi di selezione sui fattori più significativi per il successo, sviluppare training sulle competenze ritenute più importanti per la performance dell’azienda.
Un altro ambito di applicazione e d’intervento attraverso l’IE è il cambiamento organizzativo: chiunque sia stato coinvolto in cambiamenti organizzativi, ha sperimentato come la parte più ostica sia legata alle persone. Ho sentito numerosi leader affermare: ”Sulla carta è tutto facile ma far accettare alle persone il cambiamento è un’altra storia”. In diversi interventi, abbiamo condotto analisi di readiness to change in modo da aiutare i leader ad avere una fotografia della situazione emozionale e abbiamo usato strumenti per aprire un dialogo e costruire competenze essenziali.
Le competenze emotive costruiscono fiducia, favoriscono la comunicazione e l’impegno, tre aspetti essenziali per il cambiamento.
La diffusione dell’Intelligenza Emotiva nelle aziende potrebbe avere anche un effetto sul benessere e la salute delle singole persone?
E’ proprio così. Un’azienda che persegue l’obiettivo di migliorare il clima organizzativo ad esempio, sta al contempo perseguendo la performance aziendale e il benessere delle singole persone. Vorrei aggiungere un’ulteriore considerazione: vista l’importanza dell’Intelligenza Emotiva spero che le aziende, in ottica di Responsabilità Sociale, possano promuovere progetti ed iniziative che portino benefici non solo ai propri dipendenti ma anche ai bambini e alle scuole per garantire un futuro realmente sostenibile.