Vi siete mai chiesti da che cosa dipenda la performance di una persona e, più in generale, di un’azienda e come si possa aumentarla? Per rispondere a questa domanda è necessario riflettere sul tema del Work Life Balance e sulla capacità di gestire le proprie emozioni in relazione agli altri. Facciamolo insieme!
Per comprendere da cosa sono determinati i buoni risultati dobbiamo guardare la dimensione umana nella sua completezza che è data sia dalla sfera lavorativa sia da quella privata.
Ciascuno di noi ha sperimentato, almeno una volta, quanto sia più facile dare il massimo se ci si sente bene con sé stessi e con gli altri. Se, quindi, si parla di bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa (il Work Life Bilance, appunto) non possiamo prescindere da questo. Ma chi è che determina questo equilibrio? La mia sensazione è che la responsabilità sia equamente distribuita tra l’azienda e la persona.
Sfortunatamente le organizzazioni spesso n
on si chiedono cosa realmente sia necessario fare per supportare le persona nella conquista di questo equilibrio e ritengono che il benessere organizzativo risieda nel dare al dipendente palestre o asili nido, mentre si continuano a trascurare la distribuzione dei carichi di lavoro, la gestione dei tempi o il mantenimento di un buon ambiente di lavoro.
Dall’altra parte ci sono le persone che segnalano sempre più la difficoltà di gestire un sano rapporto tra lavoro e privato: sono drammaticamente aumentate le malattie psicosomatiche legate a stress, sintomo questo che non si è più in grado di gestire la complessità e quello che ne consegue.
Ad avallare queste riflessioni vi sono i dati emersi da alcune recenti ricerche che hanno analizzato quali sono i fattori che determinano la performance di un individuo.
Da queste indagini emergono sostanzialmente quattro considerazioni:
- Il 54,79 per cento della performance individuale dipende dalla nostra Intelligenza Emotiva, ovvero dalla capacità di saper far dialogare la componente razionale del nostro cervello con quella emozionale
- La performance generale di una persona è legata ad alcuni fattori, in particolare: l’efficacia relazionale, l’efficacia personale, la salute generale e la qualità di vita
- Ciascuno di questi fattori è determinato da specifiche competenze emotivo relazionali e può essere sviluppato
- Le persone percepiscono che le aziende sfruttino solo il 30 per cento del loro potenziale.
A mio avviso questi dati dovrebbero farci riflettere, perché ci dicono che le persone non si sentono efficacemente produttive e quindi motivate, che l’azienda, sta perdendo l’occasione di incidere significativamente sull’aumento della performance dei suoi dipendenti e che sta di fatto ipotecando il proprio futuro.
Facciamo alcuni esempi. Una buona qualità di vita è determinata dalla capacità di capire le proprie emozioni, ovvero saper individuare cosa stiamo provando e che cosa sta provando la persona che ci sta davanti.
Dare il giusto nome alle proprie e alle altrui emozioni significa saper gestire le relazioni in maniera più efficace, poiché se so quello che provo io o l’altro potrò utilizzare queste informazioni per costruire una relazione autentica. Allo stesso tempo saprò anche intervenire sul bilanciamento della mia qualità di vita, poiché se ho una buona consapevolezza di me saprò scegliere integrando nelle mie decisioni le mie emozioni. In altre parole, chi possiede una forte abilità nel comprendere le emozioni sa farsi carico del proprio stato emotivo dando la giusta dimensione a ciò che prova.
Inoltre, si è visto che una buona salute generale è determinata dalla capacità di esercitare l’ottimismo. Ve lo sareste mai immaginato? Esercitare l’ottimismo vuol dire saper vivere la novità come opportunità da cogliere, è la capacità di poter intervenire nella propria vita per affrontare e gestire con efficacia le situazioni più o meno difficili senza esserne sopraffatti.
Questo risultato è in linea con gli studi di Martin Seligman (psicologo e scrittore americano) che dimostrano la forte relazione esistente tra l’ottimismo e variabili quali, ad esempio, longevità e stress.
Che cosa vuol dire tutto questo in un’ottica di performance? Che se si è realmente convinti dell’importanza di equilibrare vita lavorativa e privata allora è necessario supportare le persone nella comprensione dell’importanza di raggiungere e mantenere un corretto equilibrio: ci vuole una cultura organizzativa seriamente orientata al benessere.
Massimiliano Ghini
Riferimenti: Pubblicato da Incentivare 09-2007 Pagina 39