Una ricerca di Cofimp, la business school di Unindustria Bologna, condotta su 1.200 persone ha evidenziato che le differenze tra il modo di comportarsi delle donne e quello degli uomini per quanto riguarda il lavoro si siano assottigliate rendendo le donne molto più simili agli uomini e, al contrario, gli uomini molto più simili alle donne. Come se le due metà del cielo, invece che ottimizzare, valorizzandole, le differenze, avessero perduto le rispettive caratteristiche peculiari con il risultato di mandare in scena comportamenti uniformi.

L’articolo di Cinzia Sasso, pubblicato su Repubblica il 13 Luglio 2009, racconta i motivi per i quali le donne sembrano aver perso il loro principale vantaggio competitivo rispetto agli uomini: l’intelligenza emotiva e riporta anche le considerazioni di Massimiliano Ghini, presidente di Six Seconds Italia, sulle differenze tra uomo e donna in termini di intelligenza emotiva e la stretta relazione tra quoziente emotivo e performance.


Repubblica — 13 luglio 2009   pagina 35   sezione: CRONACA

L’ arma segreta delle donne, quella che secondo gli psicologi americani avrebbe guidato loro e la società tutta verso un futuro migliore; quel meccanismo occulto che si immaginava avrebbe permesso un dialogo più efficace tra l’ emisfero destro e quello sinistro del cervello che poi vuol dire una coniugazione ottimale di emotività e razionalità; la speranza di vedere le organizzazioni cambiare nel nome della capacità di capire gli altri e di aiutarli a dare il meglio, è diventata un’ arma spuntata. Il risultato di dieci bellicosi anni di emancipazione, la fatica di farsi strada a gomitate in un mondo che rimane pervicacemente maschile, il bisogno, per provarea contare, di omologarsi,è che le donne hanno perduto quello che era considerato il loro principale vantaggio competitivo: l’ intelligenza emozionale.

Cofimp, la business school di Unindustria Bologna, ha intervistato 1.200 persone; ha confrontato i risultati dei test fatti oggi con quelli effettuati nel 2001 e ha concluso che le differenze tra il modo di comportarsi delle donne e quello degli uomini per quanto riguarda il lavoro si sono assottigliate rendendo le donne molto più simili agli uomini e, al contrario, gli uomini molto più simili alle donne.

Come se le due metà del cielo, invece che ottimizzare, valorizzandole, le differenze, avessero perduto le rispettive caratteristiche peculiari con il risultato di mandare in scena comportamenti uniformi. La ricerca del 2001 non lasciava margine ai dubbi: le donne erano più capaci di comprendere gli altri, le loro motivazioni, il loro modo di lavorare; di entrare in sintonia con sentimenti e bisogni profondi e di riuscire così a stimolare le persone ottenendo da loro il meglio.

Il loro asso nella manica, sul piano professionale, come ha teorizzato lo psicologo Claude Steiner, era «il cuore». Gli uomini, invece, ovvio risultato dell’ educazione, mostravano difficoltà a capire e esternare le emozioni. E nel pieno della società della conoscenza, sepolta l’ era industriale, si immaginava che queste caratteristiche sarebbero state vincenti.

Dieci anni dopo, però, è tutto cambiato: la sensibilità, che nelle donne registrava un punteggio di 7, è scesa all’ 1,3; la cordialità è passata dall’ 8,1 a -0,7. Per contro gli uomini hanno visto balzare il loro -0,1 di sensibilità al 5,7; la cordialità, per loro,è crollata dallo 0,7 a un -3,3. «In tutti – spiega il coordinatore della ricerca Maurizio Sarmenghi – sembra prevalere una tendenza all’ autocontrollo e un calo inesorabile della capacità di mostrare spontaneamente le proprie emozioni». Dati che non lasciano spazio alle speranze se è vero quello che sosteneva il guru dell’ intelligenza emozionale Daniel Goleman e cioè che «la carta vincente per il benessere e il successo nella vita privata e nel lavoro» sta nell’ equilibrio delle due intelligenze, quella razionale e quella emotiva. Sarmenghi dice che «stiamo assistendoa un appiattimento verso il basso, sia per le donne che per gli uomini»: «Il risultato sono relazioni peggiori sul lavoro; persone chiuse in se stesse, appesantite da faticae senso di isolamento; autoriferite, chiuse, disinteressate, poco motivate e senza alcuna progettualità professionale». Una ricchezza davvero perduta anche secondo Six Seconds Italia, la branca italiana di una associazione no profit americana che fa consulenza e formazione partendo dalla convinzione che il QE (quoziente emozionale) sia la vera chiave del successo. Massimiliano Ghini è il presidente e una sua indagine del 2007 concludeva che le donne, in quantoa capacità di entrare in sintonia con le persone, perseguire obiettivi eccellenti, «navigare» le emozioni, battevano gli uomini di 6 punti: «Credo – dice – che il vero problema sia lo stress di momenti difficili come questo. Ma credo anche che non si possa tornare indietro perché quella tra performance e intelligenza emotiva è una relazione strettissima».

CINZIA SASSO