Back in Focus – Daniel Goleman e Joshua Freedman riguardo Attenzione ed Emozioni, Parte II

Come possiamo mobilitare completamente l’attenzione per usare tutta la potenza della nostra mente?  Che cosa alimenta e blocca le prestazioni nel lavoro e nella vita? Il nuovo libro di Daniel Goleman, FOCUS: The Hidden Driver of Excellence, parla della scienza dell’attenzione. In questo dialogo continuo, lui e Joshua Freedman collegano questa scienza all’avanguardia alla vita in ufficio, in natura – e persino a letto.

Gli argomenti di questa parte della conversazione trattano la meraviglia, il superamento dello stress, il processo di rifocalizzazione, la guida delle persone, la forza della natura e gli ingredienti essenziali per portare a termine il nostro importante lavoro.

Daniel Goleman è l’autore del bestseller internazionale Emotional Intelligence e di numerosi altri titoli (leggi di più sul suo libro FOCUS nel post iniziale di questa serie). Joshua Freedman è l’autore del bestseller di At the Heart of Leadership e il CEO di Six Seconds – The Emotional Intelligence Network.

Josh:            Dan, sono entusiasta di continuare questo dialogo su FOCUS e le emozioni. Dal nostro post introduttivo, uno dei membri ha detto che a volte la nostra attenzione crea in noi un senso di meraviglia. A volte siamo totalmente coinvolti da ciò che ci circonda – come i bambini, completamente immersi nel momento. Che cosa succede quando vediamo il mondo con gli occhi illuminati dei bambini?

Dan:           I bambini hanno un’esperienza sensoriale del mondo più ricca rispetto agli adulti. È meno filtrata. Hanno meno modelli mentali per spiegare o per interpretare ciò che vedono. Credo di ricordare di essere stato un bambino che viveva un’esperienza sensoriale molto più ricca di ciò che vedo ora da adulto. Credo che questo permetta più momenti di meraviglia. Può darsi poi – ma questa è solo una speculazione – che per ogni categoria cognitiva che il nostro cervello assimila sulla base di ciò che ci circonda, finiamo per assuefarci sempre di più: il cervello si chiude all’input sensoriale perché ha una categoria esplicativa per esso. Il cervello cerca di risparmiare energia. Uno dei modi in cui lo fa è prestando la minor attenzione possibile a qualsiasi cosa stiamo facendo. Questo è uno dei motivi per cui l’attenzione, l’attenzione concentrata, richiede effettivamente uno sforzo per essere sostenuta. Esauriamo la nostra attenzione e abbiamo bisogno di riposare, quindi ci distraiamo.

È tempo di svegliarci?

 Josh:         Ho visto uno studio che descriveva come per il 50% del tempo vissuto da adulti, lo viviamo in autopilota. In realtà sospetto che sia più come il 95% del tempo: viviamo momenti della nostra vita senza una vera e propria attenzione.  Anche se questo è un comportamento efficiente, rende difficile fare scelte attente, rispondere invece di reagire, innovare, o risolvere davvero i problemi.

Dan:          Penso che tu ti riferisca a quell’incredibile studio di Killingsworth e Gilbert ad Harvard, i quali facevano scaricare nel telefono delle persone un’applicazione che li sollecitava in momenti casuali della giornata e chiedeva loro: “Cosa stai facendo, dov’è la tua mente ora?”

Lo studio ha dimostrato che, in media, le menti delle persone vagano per quasi il 50% del tempo, indipendentemente da quello che fanno (tranne quando fanno l’amore, non vagano affatto). Se stanno andando al lavoro o sono al lavoro o sono seduti davanti al computer, vagano per una quantità enorme di tempo.

Josh:          Ora, qui c’è un problema di disegno sperimentale. A che ora squilla il tuo telefono? E chi si preoccupa di rispondere se si sta facendo l’amore?

Dan:           Lo so! Questo deve essere stato un tema davvero dedicato per gli studiosi.

Ritornare nel Focus

Josh:           Qualunque sia la percentuale, credo che tutti noi sappiamo che passiamo gran parte delle nostre giornate senza prestare attenzione a quello che succede. Stiamo solo passando alla fase successiva. È davvero sorprendente da considerare: sto davvero vivendo la mia vita?

Sospetto che la situazione peggiori man mano che aumentiamo il numero di compiti sulla “To Do List”. Con l’aumento della pressione, purtroppo, la nostra attenzione diminuisce. Ti sembra ragionevole?

Dan:          Ritengo che stiano emergendo due cose, Josh. Ci sono due sistemi principali di attenzione. Il primo è top-down, ovvero ciò che noi consideriamo come un’attenzione consapevole e intenzionale. L’altro è bottom-up: la vita con il pilota automatico.

Il cervello è in realtà progettato per mettere la maggior parte di ciò che facciamo abitualmente sul pilota automatico. Si tratta del principio di conservazione dell’energia che ho menzionato prima. L’autopilota, in questo senso, non è necessariamente una cosa negativa. Non si vuole dover pensare ad ogni passo per accendere il computer o per preparare il caffè al mattino o lavarsi i denti.

Josh:         Sarebbe davvero inefficiente.

Dan:          Esattamente. Ci sono modi per diventare più consapevoli. Questo è ciò che fa la meditazione della consapevolezza. Ma si deve essere selettivi nel modo in cui si usa questa consapevolezza. Il cervello non vuole essere sempre attento nella vita di tutti i giorni, contrariamente a quanto vi diranno gli insegnanti di mindfulness. I nostri cervelli non sono collegati in questo modo. Ci vuole un grande sforzo e molta attenzione.

Ciò che è davvero potente nell’essere consapevoli, è che noi de-abituiamo alla vita stessa.

Josh:          Dove “de-abituare” significa svegliarsi, vivere di proposito?

Brain vs. Computer

Dan:          Sì. De-abituazione significa che si hanno più momenti di piena esperienza sensoriale – più meraviglia, se volete, più pienezza del momento. In un senso alla Eckhart Tolle, di più, “nel presente”.

Quando invece si parla della marea di distrazioni che affrontiamo al lavoro, stiamo parlando di qualcosa di molto diverso. Ci sono una serie di sfide che incontriamo per mantenere una consapevolezza piena, intenzionale e focalizzata sul nostro lavoro. I compiti che cerchiamo di svolgere, il lavoro per cui veniamo pagati, il lavoro che riteniamo significativo, o il lavoro che ha uno scopo.
Questo tipo di attenzione è più difficile che mai nella storia dell’umanità – voglio dire, molti di noi lavorano al computer. Un computer è una macchina che è progettata sia per aiutarci a concentrarci sul nostro lavoro, sia per distrarci allo stesso tempo. Ci sono dei pop-up, si può andare sul Web, e la sfida più difficile è quella di riuscire a notare quando la nostra mente ha divagato e ci stiamo distraendo. 

Un consiglio: impara ad individuare il momento in cui la tua mente si è deconcentrata e poi distaccati dalla causa della distrazione. Riporta quindi la tua mente alla concentrazione.

Beh, si dà il caso che questa sia la “mossa di base” nella maggior parte della meditazione. Nella consapevolezza del respiro, per esempio, si fa un contratto con se stessi. “Mi concentrerò sul respiro e lo manterrò stabile. E quando la mia mente vagherà, e mi accorgerò di essermi distratto, la riporterò indietro”. Questa è l’essenza della pratica, ed è l’equivalente mentale dell’andare in palestra. Più lo si fa, più forte diventa il meccanismo per notare la distrazione, distaccarsi e tornare indietro.

Questo è il lavoro svolto da Wendy Hasenkamp, che ora è la direttrice della ricerca del Mind and Life Institute. Quando era alla Emory, ha fatto studi di imaging del cervello di persone che cercano di tenere il focus di una cosa nella loro mente e come quindi si allontana. Ha identificato quali sono i circuiti che si attivano quando si nota che la mente si distrae, quali sono gli stimoli che si sviluppano quando ci si stacca dal vagabondare e come il cervello funzioni quando lo si riporta al punto di messa a fuoco.
Si tratta di tre diverse serie di circuiti che interagiscono tra loro. Più ti eserciti a muoverli, più questi circuiti diventano riccamente connessi, e più sarà lo spazio che quindi occuperanno nel cervello – diventando in altre parole, più forti.

Ad oggi abbiamo bisogno di questo tipo di esercizio mentale, più che mai in passato, perché siamo sfidati da distrazioni che appaiono più insidiose, eleganti e seducenti che mai nella storia dell’umanità.

Josh:          Quindi, per ricapitolare, i tre passi da fare sono:

  1. Notate che la vostra mente ha vagato – “Ehi, sono di nuovo su Facebook”.
  2. Staccarsi dal nuovo focus – “Ops, è meglio che smetta di leggere del weekend del mio amico”.
  3. Refocus – “È ora di tornare a scrivere!”

Questo mi ricorda il passaggio dall’attenzione esterna a quella interna. Abbiamo tenuto una conferenza a giugno ad Harvard; una delle
relatrici era Mary Helen Immordino-Yang – una neuroscienziata che studia l’apprendimento e le emozioni. Il suo discorso è stato affascinante: la sua ricerca mostra che, essenzialmente, abbiamo un sistema cerebrale che si attiva quando ci concentriamo all’esterno e un sistema cerebrale diverso che si attiva quando ci concentriamo all’interno, e che questi due sono anti-correlati.

La ricerca di Immordino-Yang dimostra che, per potersi concentrare all’esterno, si sopprime la riflessione interna. E per focalizzarci internamente, sopprimiamo quella esterna. Penso che ciò sia intuitivamente ovvio una volta che lo si nota, ma l’idea che questi due sistemi cerebrali siano in realtà due aree diverse del cervello, dove solo uno può essere attivo, penso che ci dica qualcosa su tutta questa questione del focus.

Dan:          Questo fenomeno di anticorrelazione dei circuiti di attenzione è molto importante. Ci aiuta a capire cosa serve per svolgere bene il proprio lavoro. Il sistema di monitoraggio della mente, cioè il sistema di consapevolezza interna, è diverso dal sistema di piena consapevolezza sensoriale esterna. Si è in uno stato d’animo o nell’altro.

Josh:          E, in un certo senso, sono opposti.

Questa è la tua mente sotto stress:

Dan:          Esatto. Questo si associa alla calma e allo stress. C’è una U rovesciata che descrive il rapporto tra prestazioni e livelli di cortisolo (che è l’ormone dello stress). Quando le persone sono molto annoiate, sono all’estremità inferiore sul lato sinistro di quella U capovolta. Quando le persone sono completamente assorbite sono nel punto ottimale in cima alla U. E quando sono troppo stressate, sono sul lato destro, dove le prestazioni sono scarse e il cortisolo è molto alto.

Josh:          Quindi quando siamo annoiati, anche le prestazioni sono basse. Quando passiamo dalla noia alla concentrazione, sperimentiamo l’Eustress, o stress positivo, e la performance sale.  Poi, se lo stress sale troppo, entriamo in difficoltà – Distress – e le prestazioni precipitano di nuovo.

Dan:          Hai capito. Questa è la U. Quindi, ognuno di questi punti descrive un circuito neurale diverso. Quando sei annoiato, in realtà sei in quello spazio di vagabondaggio mentale che ha un circuito tutto suo.  Per chi ama i dettagli, questo circuito è chiamato “mediale”. La zona mediale è, in un certo senso, il default del cervello. Quando non facciamo niente in particolare, attiviamo quel circuito. 
Quando siamo completamente assorbiti, quando facciamo un lavoro che amiamo – siamo in un’altra serie di circuiti che hanno a che fare con la piena concentrazione.
Poi, quando siamo stressati, l’amigdala si attiva e sorgono altre emozioni angoscianti. Il circuito di quell’angoscia prende l’attenzione dal compito e la concentra altrove, allontanandoci dal lavoro che dobbiamo svolgere.

Così le prestazioni precipitano quando la nostra mente vaga, o quando siamo troppo stressati, perché ognuno di questi schemi distoglie la nostra attenzione dal lavoro. In questo modo ci portano via dalla cima della U, il punto di piena concentrazione sul lavoro in corso.  Se si riesce ad essere consapevoli, si può capire il punto in cui si trova la propria mente e riportarla indietro – sia che si sia sottoposti a destress, sia che ci si trovi in condizioni di eustress.

Josh:          Purtroppo, non ci vuole molto per uscire da questo punto di picco di rendimento. Sto ripensando a quello che hai detto riguardo al computer. Più volte quest’anno ho pensato che fosse giunto il momento di editare il mio libro sulla paternità. Mi sedevo per iniziare l’editing e mi accorgevo di essere di nuovo su Facebook.  Non è per forza una grande quantità di stress a a spostarmi dall’alto della U!

Dan:          E, a peggiorare le cose, su Facebook si ottengono tutti questi piccoli successi di ossitocina o altre sostanze chimiche di ricompensa quando il cervello dice: “Oh, gli è piaciuta quella cosa che ho postato”

Josh:          “Gli piaccio. Appartengo a loro.”

Dan:          Esatto. E quando sei tutto solo a editare il tuo libro, non ottieni quei risultati. Per cui è molto più affascinante. Per questo motivo dico che è un po’ diabolico che lo stesso dispositivo che usiamo per lavorare sia anche quello che ci seduce per distrarci, che è un’altra ragione per cui abbiamo bisogno di più capacità di concentrazione quando vogliamo.

La natura in primo piano

Josh:          Un altro membro ha postato una domanda sulla natura. Ho certamente percepito – anche solo quando sono fuori in giardino, ma soprattutto quando sono in luoghi alti e selvaggi, di avere la sensazione che la mia mente sia più aperta.  Mi sento più in sintonia con il mondo. Mio figlio è stato in un campo dove ha passato due mesi completamente scollegato – nemmeno una torcia elettrica.  Ecco, ha vissuto un certo tipo di risveglio, si sentiva connesso. Cosa sta succedendo alla natura? 

Dan:          Trovo meraviglioso che lui abbia vissuto questo tipo di esperienza. Credo che ogni bambino e ogni adulto dovrebbe averla regolarmente. Quando viviamo in questo bozzolo elettronico, credo che ciò ci possa spingere in termini di consapevolezza sensoriale. Perdiamo un po’ della ricchezza del momento e della capacità di essere semplicemente persone. Ci fa agire continuamente, sia che si tratti del nostro lavoro che di Facebook. 

Josh:          Grazie Dan, sono entusiasta del tuo libro! Nella prossima parte della nostra conversazione, vorrei discutere di più sulla natura e le neuroscienze – e ho alcune domande su FOCUS e le relazioni, a casa e al lavoro. Invito i lettori ad aggiungere le vostre domande qui sotto..

 

Nel frattempo – leggete il suo libro! Ecco il link dove trovarlo:  Focus: The Hidden Driver of Excellence su Amazon.com

Dan:          Meraviglioso – è stato davvero divertente, e non vedo l’ora di rispondere alle domande del prossimo episodio.