Imparare dalla Solitudine
Non è necessario essere soli per sentirsi soli. Secondo recenti dati, più della metà degli adulti statunitensi (58%) si considera sola e le implicazioni per la salute psicofisica si sono acuite ampiamente dopo la pandemia. In questo articolo ci occuperemo di solitudine, presentandoti ricerche e consigli per gestire meglio questo tipo di sentimento.
🔴 Solitudine o Isolamento?
Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer riteneva che “essere soli è desiderare un desiderio assente, è sentire un vuoto che rimane insoddisfatto”. L’isolamento può essere definito come un’assenza, un bisogno da colmare. D’altra parte però, si può manifestare anche come un desiderio di stare da soli e di essere completi con se stessi. La solitudine, infatti, è uno spazio per essere creativi e soddisfatti dei propri pensieri e sentimenti. I ricercatori hanno riscontrato benefici nel tempo trascorso deliberatamente da soli. I genitori e gli educatori sono incoraggiati a lasciare che i ragazzi e le ragazze si “annoino”, in modo che possano sviluppare le capacità di risolvere i problemi e di autogestirsi.
È ovvio che tutti noi possiamo sentirci soli a volte, ma la prossima volta che ti senti ansioso di stare da solo, prova a vedere la cosa da un’altra prospettiva. Riesci a trovare un po’ di apprezzamento verso la solitudine?
🟡 L’impatto del Social Emotional Learning
In uno studio pubblicato su Children (2023), i ricercatori hanno recentemente condotto una meta-analisi delle ricerche sugli effetti della pandemia e la relazione tra isolamento e benessere dei giovani.
Hanno scoperto che “i sintomi della depressione e dell’ansia sono aumentati di circa il doppio rispetto alle stime pre-pandemia, con 1 su 4 che presenta sintomi depressivi clinicamente elevati e 1 su 5 che presenta sintomi di ansia clinicamente elevati”. Inoltre, l’isolamento è stata correlato a un peggioramento del benessere. “I risultati trasversali hanno indicato che livelli più elevati di isolamento erano significativamente associati a un minore benessere”.
Una notizia positiva però è che i ricercatori hanno analizzato le strategie di mitigazione dell’isolamento e hanno scoperto che “i progetti di intervento che hanno mostrato le maggiori riduzioni dell’impatto dell’isolamento si sono concentrati sulle abilità di apprendimento sociale ed emotivo”. Spiegano, inoltre, che i programmi SEL hanno ulteriori benefici: “Questi programmi possono aiutare a ridurre l’isolamento e a migliorare gli obiettivi accademici, poiché l’apprendimento avviene bene all’interno di relazioni di supporto”.
🟢 3 suggerimenti per alimentare la connessione
Quando ci sentiamo isolati ma vogliamo entrare in contatto, da dove possiamo iniziare?
Non evitare di chiacchierare
Prova a parlare con qualcuno oggi. Le ricerche dicono che parlare con le persone può sembrare negativo sul momento, ma a lungo termine è un passo importante per stabilire un legame. Le persone introverse traggono addirittura giovamento nell’umore parlando con sconosciuti.
Non aspettare il momento perfetto
Aspettare di entrare in contatto con le persone finché non ci sentiamo più a nostro agio, o più felici, o meno stressati, è una tattica di ritardo che utilizziamo quando siamo preoccupati di essere rifiutati. Le ricerche dicono che il più delle volte giudichiamo noi stessi più duramente degli altri. Condividere le proprie imperfezioni e praticare l’empatia verso se stessi è uno dei modi migliori per entrare in contatto con gli altri.
Non rimanere in superficie
La maggior parte di noi si limita a parlare poco quando è ansiosa di entrare in contatto con gli altri. A volte ci tratteniamo perché non vogliamo apparire invadenti o fare domande su argomenti inappropriati. Le ricerche dimostrano, tuttavia, che le persone cercano conversazioni significative nelle relazioni: fare domande sui sentimenti e sulle proprie emozioni può aiutare ad andare più in profondità.
Per costruire legami più forti, inizia con poco, fallo oggi stesso, e incuriosisciti sulle emozioni degli altri usando le tue capacità di Intelligenza Emotiva.
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