La Scuola è totalmente scomparsa dal dibattito politico di queste settimane e purtroppo anche negli ultimi anni non è stata considerata come una reale priorità. È strano, soprattutto se consideriamo quanto sia strategica per il futuro: per la competitività del Paese e per la felicità dei nostri ragazzi. Crediamo quindi che la Scuola debba tornare al centro, per capire cosa ci prefiggiamo per il nostro avvenire.

La Scuola che vogliamo deve essere a misura di studente, basata su quello che ci hanno insegnato le neuroscienze e quello che abbiamo sperimentato in anni di innovazione nel campo dell’apprendimento, con un ruolo sempre più supportivo dell’insegnante e una collaborazione continua con i genitori.

In sintesi, ecco cosa ci aspettiamo dalla nostra Scuola:

  1. risultati di eccellenzacome si può raggiungere il massimo in termini di apprendimento? le neuroscienze ci hanno spiegato che allenarsi, creando curiosità e mantenendo emozioni piacevoli, sia la chiave per ottenere risultati. Questo significa ripensare l’insegnamento. Insegnare non significa “dire” le cose ma garantire che si inneschi un meccanismo di curiosità, che invogli a sperimentare e attivare un livello di pensiero più complesso, per poi riflettere su come utilizzare le cose imparate e allenarsi. È però fondamentale mantenere l’attenzione  sulle emozioni. Se l’allenamento diventa noia o frustrazione il nostro cervello non sarà più in grado di funzionare al meglio. Le emozioni piacevoli vanno ricercate oltre che nel processo di insegnamento anche nell’ambiente scolastico, nella relazione tra studenti, studenti/insegnati e insegnanti/genitori che preveda accordi basati su regole condivise, che generino responsabilità e motivazione. Molte ricerche segnalano come un buon clima relazionale percepito sia un predittore di migliori risultati accademici. L’apprendimento non può essere sofferenza, occorre riconsiderare il nostro modo di “fare Scuola” aiutando i ragazzi a capire qual è il metodo per acquisire conoscenze e creando le condizioni affinché ciò avvenga in un ambiente facilitante.

  2. competenze socio-emotivein un mondo globale dove il cambiamento è la normalità e l’incertezza e lo stress sono sicuri compagni di viaggio, un piano di studi unicamente razionale non è più sufficiente, serve ma non basta. Dobbiamo supportare gli studenti a comprendere e gestire le proprie emozioni in modo che possano utilizzare a pieno le potenzialità del cervello e vivere le novità non come minaccia ma come possibilità di crescita; possano sviluppare un pensiero critico, rispettoso e responsabile adatto ai tempi. La sfida dei nostri ragazzi non è più memorizzare l’informazione, ma imparare a cercarla, internet ne fornisce in abbondanza, e comprendere se ciò che individuano è credibile e utilizzabile in maniera intelligente. Non sorprende che il livello di Intelligenza Emotiva sia in relazione ai risultati che una persona ottiene nella vita. Inoltre, non è da sottovalutare il legame tra le competenze socio-emotive e il livello di salute generale e benessere. Se non siamo in grado di gestire la crescente pressione e insicurezza, il rischio che corriamo è la trasformazione di questo stress cronico in vere e proprie malattie.

  3. realizzazione e felicitàdegli studenti – la scuola deve porsi l’obiettivo di aiutare lo studente a raggiungere la felicità. Questo significa che comprendere le attitudini e le passioni dei ragazzi è uno dei compiti fondamentali degli insegnanti e dei genitori. Veniamo da un meccanismo che tende ad uniformare piuttosto che a valorizzare le differenze. Se l’obiettivo è avere la sufficienza ovunque, rischio di non approfondire la materia che mi viene più facile, e che magari mi piace di più, per concentrarmi su quello che non sono capace di fare. Non sorprende che questo meccanismo generi frustrazione, infelicità e mediocrità. La scuola dovrebbe offrire possibilità di apprendimento fondamentali uguali per tutti, ma poi dovrebbe accompagnare gli allievi ad individuare e utilizzare il talento. Investire sui punti di forza porta ad aumentare la motivazione e ad ottenere risultati formidabili in termini di apprendimento. Siamo persone diverse con passioni diverse e talenti diversi: la scuola può davvero permettersi di non valorizzare queste unicità, di non aiutare i ragazzi a capire cosa davvero interessa loro nella vita e cosa significa realizzarsi come persone?

Il rischio è che queste richieste vengano bollate come utopia nel nostro Paese. In realtà, ogni genitore non smetterà mai di sognare un futuro migliore per il proprio figlio, anche se questo significa avere il coraggio e fare lo sforzo di pensare fuori dagli schemi, oltre i limiti di un modello ormai sconfitto dai risultati. Sistemi educativi che mettono in pratica le cose da noi scritte esistono già nel mondo.

Ne vogliamo almeno parlare?

La tua risposta è SI? Ci sono almeno 3 cose che puoi fare:

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