Sono stati resi noti i primi dati raccolti dal Ministero della Pubblica Istruzione attraverso il numero verde, 800.66.96.96, istituito, quasi due mesi addietro, nell’ambito del progetto “Smonta il bullo”, perché venissero segnalati casi di violenza nelle scuole, per chiedere informazioni e suggerimenti grazie all’assistenza di psicologi, insegnanti, genitori e personale dello stesso Ministero.

Moltissime le chiamate alle dieci postazioni del call center del ministero: più di 4.437 con una media giornaliera di 120 telefonate. Il 5% dei fatti denunciati si sono verificati nelle scuole dell’infanzia, 25% nelle scuole primarie, il 19% nei licei, il 15% negli istituiti tecnici. Il 69% delle telefonate attiene a denunce di episodi di prepotenza e violenza. Il 31% per chiedere informazioni. Hanno telefonato, più del 37,5%, genitori e familiari. Il 31,4% sono stati insegnanti. Non sono mancate le telefonate degli stessi studenti, pari al il 23,2%.

Sono stati, per lo più, studenti tutti vittime del bullismo. Sono appunto particolari categorie di ragazzi e di ragazze ad essere percepiti come vulnerabili per alcune caratteristiche di tipo psicologico o fisico. Gli studenti timidi, sono poco protetti, hanno pochi amici, hanno un buon rendimento scolastico. I portatori di handicap psico-fisici, con evidenti stati di disagio, con problemi di autismo ecc. sono oggetti di particolari violenze da parte dei compagni. Un capitolo a sé è rappresentato da coloro che provengono da diverse etnie, i cosiddetti stranieri.

Giustamente compiaciuto, il Ministro Fioroni ha sottolineato che “la ha scuola non fa più lo struzzo, non ha paura dei più recenti fenomeni di bullismo e ha acquisito la consapevolezza per intervenire, ma è necessario dire basta alla gogna mediatica.

Il bullismo è un fenomeno rilevante da un punto di vista qualitativo, ma irrilevante se pensiamo agli otto milioni di studenti e al milione di insegnanti. La scuola è fatta anche e soprattutto di tante buone pratiche che meritano di essere conosciute. Quello che serve è un patto reciproco di sostegno tra scuola e famiglia per affrontare e risolvere il problema. C’è da augurarsi che ci troviamo dinanzi ad un percorso appena iniziato. Guai a pensare che il problema sia stato risolto con l’averne preso coscienza dell’aspetto quantitativo. Occorre, invece, andare alle radici e vedere come superare il disagio della scuola in questo particolare momento.

Occorre vedere, cioè, se è possibile gettare le basi di una scuola in cui gli studenti si identifichino e in cui trovino la gioia ed il piacere ed il gusto di vivervi.

Tratto da: 29/03/2007 Sosbullismo – di Giuseppe Guzzo