Troppi giovani utilizzano le linee dell’Aras che ha dato via ad un vero network di associazioni e enti pubblici per risolvere i problemi di chi, soffre in silenzio. Anche quando è festa.

Ad un anno dalla sua fondazione, “Aras – gli Angeli Restano in AScolto” è pronta a trarre i primi bilanci e a mettere fattivamente in campo progetti, idee e soluzioni per tentare di arginare il disagio sociale.

Mentre le città si preparano al Natale e l’atmosfera di festa è già nell’aria, c’è un popolo di emarginati, sofferenti e bisognosi che, più che negli altri periodi, avverte questo disagio. Un mondo eterogeneo, composto da persone assolutamente differenti tra loro, sia per l’età che, per le motivazioni alla base di questo malessere. Per fare uscire dall’ombra questo mondo parallelo, l’Aras., che mette a disposizione di chi ne ha bisogno le proprie linee telefoniche, ha dato il via ad un vero e proprio “osservatorio delle criticità sociali”.

Attraverso uno studio basato sulle oltre 3.000 telefonate giunte nel corso del primo anno, l’associazione ha “mappato” il disagio suddividendolo per età, sesso e problematiche. Ne è scaturito un quadro inaspettato, che vede i giovani i maggiori interlocutori delle linee d’ascolto.

Accettarsi e inserirsi in una società sempre più difficile ed esigente è una delle motivazioni alla base dei disagi della fascia d’età che va dai 15 ai 20 anni, unitamente al senso di precariato e di insoddisfazione tipico dei trentenni. Inadeguatezza, oltre che inutilità sono invece i maggiori fattori di criticità che colpiscono quella fascia di persone in procinto di abbandonare, per svariati motivi, il mondo del lavoro.

“Quando abbiamo pensato di dare vita ad ARAS – spiega Marinella Gandossi, Presidente – abbiamo sentito l’esigenza di fondare un’associazione capace di dare ascolto e conforto alle persone in difficoltà, ma anche ad un istituto capace di addentrarsi nella relazione d’aiuto facendo con queste persone un percorso e mettendosi in rete con altre associazioni dando vita ad un vero e proprio network del sociale. Una rete in grado di fornire indirizzi e risposte il più specialistiche possibili”.

Sono tante le cause all’origine del malessere che spinge gli utenti a chiedere aiuto. La depressione, è sicuramente il fenomeno principale e riguarda il 27% degli utenti; ma anche la solitudine merita un’attenzione particolare con il suo 19%. L’emarginazione per problemi sessuali è invece intorno al 11% mentre al 13% si assestano le problematiche sentimentali o di coppia. “Qui occorre fare un’ulteriore osservazione – continua Walter Bagnato, responsabile delle relazioni esterne – il 50% degli appellanti è rappresentato da celibi seguiti da conviventi o separati (entrambi al 14%) mentre solo l’1% è coniugato. Verrebbe da dire che la famiglia tradizionale è un ammortizzatore sociale di disagi molto efficace”. Diverso il quadro degli utenti anziani, il 25% dell’utenza totale. Per loro, oltre ai problemi di salute c’è l’inevitabile spettro della solitudine.

“Nell’affrontare questo aspetto siamo differenti dalle altre associazioni simili alla nostra – continua Marinella Gandossi – Le persone che, per le più svariate motivazioni, ci contattano, non le abbandoniamo. Questo, specialmente per gli anziani: li cerchiamo, li chiamiamo facendoli sentire importanti, cercati e desiderati; facendo tornare in loro la voglia di vivere. Per questo, forse, ci chiamano “angeli” e non mancano di ringraziarci in ogni occasione”.

Per riuscire in questa opera, però, fondamentale è la formazione rivolta a tutti i volontari che si avvicinano, mettendo a disposizione degli altri il proprio tempo e la propria esperienza.

Tratto da: 14/12/2006 Sosbullismo